Sintassi è una società di “progettazione d’impresa”, nata nel 1990 su iniziativa del dr. Francesco Balduzzi, specializzata in interventi di ristrutturazione, rilancio e start-up per le imprese ad alto contenuto di immagine e di valore aggiunto, in particolare l’abbigliamento e le calzature.
Tali interventi si svolgono all’interno della struttura organizzativa dell’impresa cliente,
a fianco e/o in sostituzione dell’Imprenditore e/o dell’Alta Direzione e sono finalizzati a:
Sintassi non vende “prodotti di consulenza” confezionati, non fa analisi aziendali con gli indici, non estrapola trend di settore dalle statistiche, ma entra “verticalmente”, a 360 gradi, nell’impresa cliente, e, individuatone il DNA, sviluppa idee, progetti, strategie, per poi presidiare le relative ricadute a livello di obiettivi, piani di intervento e programmi di realizzazione.
Sintassi opera con un approccio progettuale all’Impresa cliente, ed anche quando viene chiamata per l’analisi e la risoluzione degli apparenti problemi del momento, li subordina alla costruzione e al rafforzamento dell’identità dell’Impresa e del suo rapporto con il mercato.
Ove funzionale al progetto, con Sintassi collaborano “a obiettivo” due aree di specialisti, gran parte dei quali già collaudati nei 40 anni di attività dirigenziale e professionale del dr. Francesco Balduzzi:
Sintassi collabora inoltre con istituti finanziari specializzati in operazioni di venture-capital finalizzate ad interventi di acquisizione e/o partecipazione in società ad alto contenuto d’immagine e di valore aggiunto ed operanti nei settori abbigliamento, calzature, pelletteria.
Sintassi ha cessato l'attività il 31/12/2022
Info
tel +39 335 6791337
mail [email protected]
Nato a Bressanone (BZ) il 29/9/1942.
Diplomato presso il liceo classico di Trento nel 1961.
Laureato in Economia e Commercio presso l’Università Cattolica di Milano nel 1966.
Socio ordinario certificato APCO (Associazione Nazionale Professionale dei Consulenti di Direzione Aziendale).
Cresciuto professionalmente nel mondo dell’industria dell’abbigliamento e della calzatura e
nell’area culturale dei prodotti di marca ad alto contenuto di immagine e di valore aggiunto.
Nel 1990 ha costituito Sintassi, per offrire la sua esperienza di direzione aziendale agli Imprenditori che
sentono il bisogno di una collaborazione ad alto livello, sia per monitorare l’andamento
dell’impresa e il suo rapporto con il mercato, sia per impostare e realizzare progetti di sviluppo nel
contesto di uno scenario in divenire, che, proprio in quanto caratterizzato dal cambiamento, richiede di:
operare con mentalità progettuale per la definizione e il raggiungimento degli obiettivi;
rafforzare e sviluppare all’interno di questo contesto, l’identità e l’immagine
d’Impresa.
1987/1990 EL CHARRO (Sig. Marcello Murzilli)
Jeans/accessori/calzature/licensing – Roma/Milano
Amministratore Unico
1985/1987 FILA (Dr. Cesare Romiti, Ing. Demetrio Corradi)
Activewear/calzature/licensing – Biella
Direttore Generale Worldwide
1981/1985 FIORUCCI – Milano (Sig. Luciano Benetton, Sig.
Elio Fiorucci)
Jeans/abbigliamento/licensing/innovazione – Milano
Direttore Generale
1978/1981 SELEFIN/COIN (Dr. Piergiorgio Coin, Dr. Carlo Ciani)
Grande distribuzione – Venezia
Responsabile Sviluppo
1973/1978 LEE COOPER (Mr. Pierre Pouillot)
Jeans/sportswear – Milano/Amiens
Direttore Generale Italia
1966/1973 GUIDO RUGGERI – Milano (Sig. Guido Ruggeri)
Capispalla femminili
Direttore Marketing
Assisi (PG)
2010 – 2013
Società umbra (>WEDO srl), espressione di un gruppo industriale
con esperienza ventennale nel jeanswear, costituita per produrre e distribuire nel mondo il
marchio Care label, sotto licenza di We Care
srl, la società nata dall’incontro del designer Leopoldo Durante con Lapo Elkann.
A Sintassi è stata affidata la direzione dell’intero progetto di sviluppo del marchio, sia a
livello delle attività di distribuzione, ricerca/sviluppo, produzione ed economico/finanziarie di We
Do
srl, sia a livello del coordinamento dei vari attori societari ed individuali che operano intorno al
marchio.
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FINANZA E VENTURE CAPITAL
Consulenze e collaborazioni con:
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Consulenza per il consolidamento sul mercato italiano e lo sviluppo sui mercati dell’Europa orientale di marchi distribuiti da Interga in esclusiva:
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z.
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Segnali e resistenze del fashion system di fronte alla svolta etica e critica.
Scenari futuri, in particolare in Italia.
Da Obama in poi, tutti i media e, con loro, gli operatori del fashion system, parlano di un nuovo
atteggiamento
di fronte ai consumi: etico, critico, responsabile, sostenibile, ecologico, biologico, equo, solidale, di
riciclo, perfino di vintage.
Bastano semplici nozioni di matematica (il calcolo combinatorio conta i 10 elementi di sopra, presi in tutte
le
loro varie “combinazioni semplici” possibili) per concludere che a pubblicitari e comunicatori
vengono offerte ben 1.023 diverse possibilità di scegliere la propria “nomenclatura”e
personalizzare così la propria immagine e il proprio posizionamento virtuale sui mercati.
E, parimenti, quasi tutti i marchi di abbigliamento, particolarmente in Italia, infilano nelle collezioni 5/6
articoli o mini-offerte composte da pochi articoli che si richiamano alle varie declinazioni del calcolo
combinatorio di cui sopra, con la sola evidente “strategia”di buttare il sasso nello stagno e
vedere
cosa succederà.
D’altro canto, sul versante della moda, da un lato il fast fashion mondiale sembra tuttora imperare e
dall’altro il “Made in Italy” riesce comunque a contenere le perdite di quote di mercato,
con
il suo mix ormai consolidato di “prime linee design” degli stilisti e di “seconde/terze
linee”e marchi costruiti sulla capacità di intercettare le “tendenze”e poi farle
piovere dall’alto sui mercati mondiali.
Ma questo modello sarà ancora vincente in futuro? E come sarà declinabile con questi
“nuovi
valori”di etica e critica, che, diciamolo pure, almeno al momento, sono così “poco di
moda”tra gli italiani?
E resteranno ancorati ad un consumo fortemente “ideologico”e quindi di super-nicchia o
diventeranno
vero “mercato”?
L’intervento di Sintassi si propone di dare un contributo per individuare lo scenario futuro, incrociando la verifica “sul campo”di segnali provenienti da qualche case history significativo, con considerazioni di fondo sulle problematiche di linguaggio, di marketing e di gestione economico-finanziaria degli operatori del fashion system.
Dalla Francia: L’approccio ideologico storico di ARTISANS du MONDE, il linguaggio contemporaneo e
fashion
di EKYOG.
Dai Paesi Bassi: il leader europeo del jeanswear ecosostenibile KUYICHI.
Dalla Svizzera: gli accessori riciclati di FREITAG, ormai diventati un Must del fashion system e fonte di
“ispirazione”per stilisti e marchi, celebrati e non.
Dagli USA: Il leader mondiale della “Responsabilità sociale”nel cotone, AMERICAN APPAREL e
l’esperimento di COCA COLA con WALMART con le t-shirt in plastica riciclata (PET) mista a cotone
organico.
Dalla grande distribuzione europea: la linea in cotone biologico “Eco Warning”di ZARA, i jeans in
cotone organico delle COOP.
Dall’Italia: tante iniziative da sasso nello stagno o peggio, e rare di apparente portata strategica.
Alcuni esempi: i jeans di LifeGate, YOOXYGEN, il nuovo ECO-mmerce di Yoox con gli accessori artistici di
Carmina
Campus e l’abbigliamento ECO-FASHION, gli accordi di Salewa e di Miroglio con INGEO, la fibra ricavata
dagli zuccheri del mais.
Dalle manifestazioni fieristiche: i casi controversi di ETHICAL FASHION di Parigi, la sezione ETHICAL del
WHITE
di Milano e le due iniziative “Fast Fashion”dei saloni Link.it di Bologna e Link.fr di Parigi.
L’attuale recessione rappresenta una grossa opportunità conoscitiva, perché accentua le
modifiche comportamentali nel passaggio epocale dal consumatore di prodotti e emozioni (ieri/oggi), al
consumatore di relazioni, abitante consapevole del pianeta (oggi/domani).
Attraverso la “crisi”, anche gli operatori più conservativi sono messi in condizione di
capire che il problema non è quello di “far ripartire i consumi”, che non ripartiranno mai
più nel modo di prima, ma quello di adeguare le imprese, le strategie e le relazioni aziendali ai
cambiamenti già in atto.
La moda, paradossalmente, nonostante la sua capacità spesso anticipatoria delle tendenze sociali,
è piazzata peggio di altri settori per cogliere questa onda lunga, per questioni di fondo legate al
linguaggio che si è costruita negli ultimi 30 anni (overdose di immagine, ossessione della
novità,
concetto di esclusività), all’abitudine a “correre da sola”, ai stessi suoi ritmi di
obsolescenza forzata dei prodotti e delle immagini.
Però può farcela (in Italia Spagna e Grecia in tempi più lunghi che in USA, Nord Europa e
Francia) purché rinunci a “cavalcare” strumentalmente i nuovi valori comportamentali e
sappia
riflettere sui suoi paradigmi: linguaggi, ritmi (Slow Wear invece di Fast Fashion?), prezzi, margini.
D’altra parte non ci sono alternative: la moda “non etica, non critica, non responsabile”,
va
incontro, in ogni caso, a tempi ben più duri e cioè ad un mercato mondiale fortemente
decrescente,
sia per cause economiche generali, sia per le modifiche strutturali nei modelli di vita e nei comportamenti di
acquisto.
Il rapporto tra arte e moda è un tema ricorrente tanto nel campo dei fashion studies che in quello
della
critica d’arte. Esso nasce insieme alla moda moderna e alla autopercezione dei primi couturiers, che si
considerano artisti. Tale relazione però è stata messa in discussione da chi sottolinea la
natura
intrinsecamente commerciale della moda e la contrappone alla libertà di espressione artistica.
D’altro canto, la parentela della moda con le arti visive è fondata sul carattere
indiscutibilmente
visuale delle creazioni vestimentarie, che, al pari delle opere d’arte, sono progettate nel rispetto di
regole formali finalizzate esteticamente giustificate.
Quando, circa a metà del ventesimo secolo, il mondo dell’arte viene radicalmente provocato dalle
manifestazioni della pop art, l’incontro tra moda e arte, tra ricerca formale e promozione commerciale,
diviene un luogo emblematico della cultura contemporanea e collaborazioni e incroci tra i due ambiti vengono
sperimentati.
Il convegno si propone di riflettere sul rapporto tra moda e arte con lo scopo di individuare le tendenze
più innovative che esso lascia prefigurare. Qui di seguito il contributo del dr. Francesco
Balduzzi, fondatore di Sintassi.
Sintassi è una società di consulenza e di progettazione d’impresa che si occupa di
business,
talvolta futuribili, come l’invenzione di nuovi marchi e/o aziende, fatti di marketing, di
valutazioni, di piani, di gestione, di risultati, espressi anche e soprattutto in “numeri”
economico/finanziari.
Operiamo da oltre 40 anni (i primi 25 anni attraverso le esperienze manageriali del nostro titolare, il dr.
Francesco Balduzzi, gli altri direttamente) solo nel mondo della moda e dei prodotti ad alto contenuto di
immagine e di valore aggiunto che oggi, secondo noi impropriamente, viene definito “lusso”.
Abbiamo lavorato con Cinzia Ruggeri nell’azienda di pret-a-porter del padre, a cavallo tra gli anni
‘60 e ‘70, abbiamo incontrato più volte Andy Warhol e Keith Haring e lavorato a lungo con
Oliviero Toscani, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, Michele De Lucchi, Aldo Cibic, Isabella Tonchi, in Fiorucci
SpA nei primi anni ‘80, abbiamo studiato e ci siamo immersi nelle culture giovanili musicali (Sud Sound
System, Almamegretta) e graffitare delle strade del Sud italiano e in particolare del Salento, durante tutti
gli
anni ‘90 per la progettazione e la realizzazione di quello che poi sarebbe diventato il marchio
Meltin’ Pot, e nei primi anni 2000 abbiamo lavorato per diverse stagioni con Custodio Dalmau, Jordi
Labanda e gli altri illustratori grafici di Custo Barcelona. In questi anni ci siamo imbattuti tante volte in
ispirazioni, connubi, intrecci tra moda e arte, spesso anche in strumentalizzazioni che la moda ha fatto
dell’arte, e ci siamo convinti che tra le due esista comunque un filo rosso sottile, invisibile e
resistente, che altro non è che la comune mentalità di affrontare la realizzazione dei desideri
e
la soluzione dei problemi con approccio sperimentale e al tempo stesso progettuale.
Alla luce di queste considerazioni e della collaborazione che si è aperta recentemente tra Sintassi e
il
Centro per lo studio della moda e della produzione culturale dell’Università Cattolica di Milano,
ci sembra dunque di poter dare un contributo utile a questo Convegno, illustrando in maniera sintetica tre
diverse interpretazioni delle relazioni tra moda e arte (tra le infinite possibili), riprese
dall’attualità più recente e radiografate attraverso la nostra cultura d’impresa e
il
nostro osservatorio professionale. Il primo è il caso di Elsa Schiaparelli, nome storico e illustre
come
nessun altro, conosciuto da tutti nel mondo dell’arte, ma ormai da ben pochi nel mondo della moda,
recentemente acquisito dal gruppo Della Valle, a proposito della quale la nostra società, 15 anni fa,
ha
svolto un ruolo “sotterraneo” per la progettazione di un potenziale rilancio. Oggi quindi Sintassi
si pone di fronte a questa importante acquisizione come osservatore particolarmente attento e curioso.
Il secondo è il caso oggi forse più emblematico nei rapporti tra moda e arte, quello di Prada,
le
cui operazioni sono sotto continuo e doveroso monitoraggio per una società, come la nostra, che si
occupa
di analisi e di consulenza strategica.
Il terzo è il caso di Byblos e della casa-madre Swinger, in cui Sintassi è coinvolta addirittura
dentro l’impresa, a fianco della proprietà e del management, sia in un piano di riorganizzazione
generale dell’azienda, sia nella definizione e nell’attuazione dello sviluppo concreto da dare al
legame in itinere tra moda e arte per un marchio, come Byblos, che proprio sulle ispirazioni dell’arte e
del design dei primi anni ’80, aveva costruito il suo successo.
Avremmo potuto prendere in esame molti altri spunti di attualità: dal Temporary Store aperto da Louis
Vuitton all’interno del Brooklin Museum di New York dove, tra l’altro, sono a disposizione del
pubblico delle “editioned canvas” numerate, proposte come opere d’arte, al lavoro di
Isabella
Capeto, stilista brasiliana emergente, le cui collezioni ispirate alla fotografia e alla storia sono un
po’ al confine tra moda e arte, alla collezione Maramotti esposta nella fabbrica di Reggio Emilia dove
è nata Max Mara, agli H-Art Store Iceberg di Gilmar, dove si coniuga moda con opere di artisti e
arredamento.
Ci sembra però che i tre casi proposti, al di là delle differenze di dimensioni, storia, notorietà e portata, siano particolarmente significativi.
TOD’S – SCHIAPARELLI
Dati di bilancio 2007: Fatturato 657 milioni di € + 15% rispetto al 2006
Utile netto 78,7 milioni + 18%
Debiti 156,4 milioni +9%
2.470 dipendenti
L’azienda marchigiana di Diego Della Valle ha una lunga familiarità con il mondo dell’arte,
che va dalla collaborazione con artisti per l’arredo della nuova sede di Tolentino
all’organizzazione di eventi-connubio con musei e gallerie d’arte.
L’evento più recente è il “Tod’s Art Plus Party 2008” tenutosi a Londra
lo
scorso 6 marzo con la Whitechapel Art Gallery, con lo scopo, tra l’altro, di raccogliere fondi per i
progetti formativi promossi dalla galleria londinese.
Elsa Schiaparelli dal canto suo è il nome più storico e più illustre di quel mondo
dell’alta moda parigina (pur essendo nata a Roma nel 1890) che si ispirava ai movimenti artistici
dell’epoca.
Presentò nel 1927 a Parigi la sua prima collezione ispirata al futurismo e allo stilista francese Paul
Poiret.
Amica di artisti e poeti come Jean Cocteau, Salvador Dalì, Francis Picabia, Tristan Tzara e Man Ray, si
ispirò al cubismo, al dadaismo e al surrealismo, cercando la sintesi tra moda e arte e, grazie alla
collaborazione con i massimi esponenti del surrealismo, creò a metà degli anni ‘30 capi
insoliti ed originali, dando un nuovo significato alla parola “moda” ed influenzando molte
generazioni future di stilisti.
Fu la prima a sperimentare nella moda nuovi materiali come la plastica trasparente, il metallo, la porcellana
di
Sèvres e nuovi colori: il più famoso è il rosa shocking.
Uscito dal mercato poco dopo la morte di Elsa Schiaparelli nel 1973, il marchio è stato comprato da una
società americana, la Schiaparelli Inc. di New York, ed è stato oggetto di alcuni tentativi di
rilancio, peraltro senza successo, negli anni ’80 e ‘90.
A fine 2007 è stato acquisito dalla Tod’s e il suo proprietario, Diego Della Valle, si
è subito affrettato a dichiarare che la questione del rilancio di Schiaparelli non sarà
affrontata
prima del 2009.
A noi sembra un’affermazione strategica quanto mai realistica e adeguata alla complessità del
caso Schiaparelli, in cui gli elementi di grande fascino non possono far sottovalutare né la
difficoltà della riprogettazione di un marchio così carico di storia e di concetti, né la
portata degli investimenti finanziari necessari per il rilancio.
Probabilmente l’azienda, che opera già con più marchi: Tod’s, Hogan, Fay,
Roger
Vivier (a licenza), non vorrà mettere troppa carne al fuoco e preferirà sistemare i marchi
esistenti, prima di affrontare un progetto così importante, che comporterà probabilmente anche
problematiche di evoluzione della cultura aziendale.
PRADA
Dati di bilancio 2007: Fatturato 1.660 milioni di € + 14% rispetto al 2006
Utile netto 127 milioni + 66%
Debiti 507 milioni – 8%
6.900 dipendenti
Prada, che ha recentemente dichiarato di volersi quotare in Borsa a Milano entro il 2008, ha sempre avuto un
legame forte con il mondo dell’arte contemporanea.
Fin dal 1993 ha dato vita alla Fondazione Prada (in origine PradaMilanoarte) che, oltre a gestire uno spazio
espositivo in cui presenta mostre di artisti contemporanei, svolge un’intensa attività
editoriale,
dedicata ad opere e monografie degli artisti espositori, ma anche a pubblicazioni di filosofia, design e
architettura e organizza convegni multidisciplinari nel campo della comunicazione, della grafica e dei nuovi
linguaggi espressivi.
E’ di pochi giorni fa la notizia che Prada realizzerà a Milano una “fabbrica per
l’arte”, un nuovo concetto di museo, progettato da Rem Koolhaas e dal suo Office of Metropolitan
Architecture, costruito su 17.500 metri quadrati, che sarà la nuova sede della Fondazione, dove
esporrà le oltre 500 opere d’arte raccolte negli ultimi 15 anni. Per realizzare il progetto
occorreranno circa 25 milioni di euro. All’investimento potranno partecipare, oltre a Prada, anche altre
realtà private che verranno coinvolte nell’iniziativa.
A fronte di un impegno così rilevante, che solitamente appartiene a visioni e mezzi finanziari delle
Istituzioni pubbliche (e raramente in Italia), è molto interessante vedere come, su un piano
molto
più quotidiano, Prada attinga all’arte per cercare di costruire un nuovo linguaggio
narrativo e innovare la presentazione dei suoi prodotti al pubblico.
Si veda l’iniziativa web rappresentata da “Trembled Blossoms”, un cortometraggio animato di
poco più di 4 minuti (scaricabile su DVD), dove in un lussureggiante paesaggio di fiori e di ninfe e in
un’atmosfera leggermente scandalosa sospesa tra paradiso terrestre e mondo delle fiabe, vengono
presentati alcuni prodotti della nuova collezione.
L’azienda milanese si pone così di fronte all’arte in una duplice veste: da un lato quella
del vero e proprio mecenate che finanzia e aiuta gli artisti senza entrare nella loro libertà
espressiva,
alla stregua dei Signori del Rinascimento italiano, dall’altro quella di attingere alla loro
sperimentazione artistica per ampliare il proprio territorio linguistico nella produzione e comunicazione di
moda.
SWINGER – BYBLOS
Dati di bilancio 2007: Fatturato (diretto) 56 milioni di € come nel 2006
Fatturato indiretto (del marchio) 100 milioni
Utile netto 1,2 milioni + 85%
Debiti 21 milioni – 7%
190 dipendenti
L’azienda veronese, nota per i marchi Roccobarocco (a licenza) e Byblos (comperato da Prada nel 2002)
è apparentata al mondo dell’arte contemporanea attraverso la passione e l’attività
di
collezionista d’arte di Dino Facchini, il suo fondatore all’inizio degli anni settanta.
Nel 2005, la figlia, Masha Facchini, inaugura nel centro storico di Verona una location di 600 mq, la
Byblos Art Gallery, che in breve diviene una “living gallery”, ritrovo di artisti contemporanei
internazionali, curatori, collezionisti e neofiti per promuovere progetti culturali delle nuove avanguardie
artistiche.
Nel 2005 a Corrubio, nel cuore della Valpolicella, apre il Byblos Art Hotel Villa Amistà, villa
veneta del XV secolo, ristrutturata in albergo di lusso, concepito come una mostra d’arte e design in
progress, che raccoglie al suo interno opere di artisti internazionali come Vanessa Beecroft, Anish Kapoor,
Peter Halley, Damien Hirst, Robert Indiana, Cindy Sherman e altri, esposte in un contesto di arredi e oggetti
disegnato dall’architetto Alessandro Mendini.
Oltre al notevole senso degli affari (a fine 2002 aveva speso 17,6 milioni di € per comprare Byblos
da Prada, che a sua volta ne aveva spesi 150 per l’acquisto del gruppo Genny/Byblos, comprensivo delle
strutture produttive, per comprarla dalla famiglia Girombelli nel 2001), Swinger ha dimostrato una grande
visione strategica, rinunciando a tutta una serie di licenze (Ungaro, Laura Biagiotti, Mila Schon, Vivienne
Westwood) per concentrarsi sul rilancio del nuovo marchio di proprietà.
L’operazione è stata portata avanti cercando, da un lato di ricollegare stilisticamente
Byblos alle ispirazioni dell’arte e del design dei primi anni ’80, quelli della nascita e del
successo del marchio, dall’altro di potenziarne le valenze e i richiami artistici,
“intitolando” a Byblos forme di sperimentazione come la galleria d’arte e l’albergo
d’arte contemporanea.
Ora l’azienda si trova di fronte al compito di concludere il percorso di riprogettazione di Byblos
e
indirizzarlo più concretamente allo sviluppo del business internazionale in considerazione delle
numerose
opportunità in corso.
E’ di questi giorni ad esempio, l’apertura del negozio monomarca di Verona, che si aggiunge allo
storico flagship store di via Spiga a Milano e fa seguito ai due nuovi punti vendita di Pechino
e Shangai, aperti nel 2008 che, con i preesistenti negozi di Wenzhou, Ningbo, Hanzhoudare
portano a cinque le presenze monomarca di Byblos in Cina.
In funzione di tali obiettivi, Swinger con cui Sintassi aveva già collaborato nei primi anni ’90,
ci ha richiamati all’interno dell’azienda, per una serie di interventi strategici e operativi.Per
prendere visione dei contributi di tutti i relatori del convegno “Moda e Arte”, si veda la
documentazione sul sito del Centro per lo studio della moda e della produzione culturale
dell’Università Cattolica di Milano